
La tecnologia tridimensionale, che riguardi la riproduzione, la scansione o la stampa 3D, inizia a essere utilizzata nei tardi anni ‘50 nei processi di progettazione dell’industria aeronautica o, comunque, meccanica . Nel corso dei decenni successivi, la sua applicazione ha preso piede via via in numerosi settori che con la meccanica hanno poco a che fare: dalla grafica al retail, dall’industria cinematografica e televisiva al mondo dei videogame, dal web design all’arte.
Negli ultimi anni, l’uso della tecnologia 3D sta diventando sempre più comune anche all’interno delle istituzioni culturali dedite alla conservazione e alla tutela delle opere d’arte e del patrimonio culturale: i musei. Le motivazioni che muovono tale scelta sono le più disparate, bensì tutte conducono all’obiettivo principale di trasformare questi luoghi da meri collettori a centri di propulsione culturale, che offrono ai propri pubblici stimoli, spinte creative e spunti di partecipazione diversi e innovativi. Come raccontavamo in un precedente articolo, i musei iniziano a sfruttare le potenzialità offerte dal digitale per migliorare la propria comunicazione e rendere la propria offerta culturale d’appeal anche verso un target più allargato. Ma molti vanno anche oltre: quando si parla di innovazione nei musei si fa riferimento a un territorio più vasto, diversificato, che vede i luoghi d’arte sfruttare le tecnologie più moderne per migliorare la fruizione da parte dei visitatori e più in generale rendere coerente, immersivo, aumentato, sensoriale, persino personalizzabile, il loro stesso racconto.
Non lo fanno solo per rendere l’offerta legata al patrimonio artistico-culturale più competitiva anche davanti ad alternative che provengono di frequente dall’industria dell’intrattenimento. Innovare, quando si ha a che fare con la cultura, significa sempre rinnovare lo spirito dell’oggetto in questione e riscriverne, in una certa misura, portato e significato. Il digitale che entra nei musei e nei luoghi d’arte così, se ben sfruttato, può aumentare tanto il valore concreto del patrimonio in questione, quanto quello percepito dell’esperienza al suo interno. L’innovazione nei musei ha come vantaggi non trascurabili un approccio davvero centrato sul visitatore e i suoi sensi, una dimensione esperienziale molto marcata, spesso anche un livello di comprensione maggiore.
È con queste premesse che entra in campo il 3D: iniziano timidamente a prendere corpo esempi di utilizzo di questa tecnologia per creare e rendere disponibili al pubblico gallerie e cataloghi virtuali di opere d’arte, interattive e dinamiche. Superando la logica di catalogazione bidimensionale, dove l’aspetto visivo dell’opera d’arte è colmato con l’inserimento di semplici immagini, queste gallerie inseriscono modelli tridimensionali delle opere d’arte che ruotano a 360°, diventano partecipate e intelligibili attraverso l’inserimento di informazioni aggiuntive direttamente sull’opera. Alcuni musei, addirittura, rendono pubblici i file per la stampa tridimensionale di alcune opere in common license, per dare l’opportunità al visitatore di riprodurle direttamente grazie al solo possesso di una stampante 3D. A oggi, 2 sono gli esempi di musei che utilizzano la tecnologia 3D come vero e proprio strumento di catalogazione e fruizione delle proprie opere: innanzitutto, lo Smithsonian Museum, il primo a proporre una galleria virtuale delle proprie collezioni; in secondo luogo, il British Museum, che ha un account su Sketchfab dove ha caricato 255 modelli 3D, con oltre un milione di visualizzazioni.
Perchè lo fanno? Perchè saranno sempre di più i musei che investiranno in questo tipo di soluzioni tecnologiche?
Per valorizzare: differenziare i target, offrire motivazioni differenti per visitare il museo, migliorare l’appeal delle collezioni, offrendo in anteprima e/o post visita ulteriori spunti di conoscenza e godimento delle opere d’arte sono alcune delle strategie integrate di sviluppo del pubblico che i musei possono mettere in atto.
Per tutelare: catalogare con la tecnologia tridimensionale le proprie collezioni significa possedere e conservare modelli perfetti, che restano fedeli nel tempo, per essere utilizzati anche in attività di restauro e conservazione.
Per diffondere conoscenza: rendere più accessibile e democratica l’esperienza artistico-culturale e convincere anche i target con meno familiarità con questi ambienti a superare pregiudizi e false credenze, come il presunto carattere elitario della cultura, è possibile utilizzando la tecnologia in questione anche a fini didattici, seguendo la logica dell’eduntainment.
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