Da qualche tempo, è sempre più frequente trattare in diverse forme il legame che nasce e si sviluppa fra cultura e tecnologia, soprattutto se affrontiamo questa tematica in relazione al luogo simbolo del discorso culturale: il Museo. Come avevamo iniziato a raccontarvi in un precedente articolo del nostro progetto editoriale, anche i riferimenti normativi a livello nazionale ed europeo vanno verso comportamenti istituzionalizzati, che utilizzino le tecnologie a salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale.

Si scrivono libri e saggi, si organizzano eventi divulgativi e formativi, si coinvolgono le imprese innovative per costruire nuovi linguaggi di comunicazione digitali. Tuttavia, qualsiasi sia la tecnologia o la metodologia scelta e implementata, tutte le attività di rinnovamento messe in atto hanno lo stesso, identico obiettivo: migliorare e ampliare l’esperienza del visitatore. 

La parola esperienza è sempre più utilizzata: una parola bellissima, che implica comportamenti, trasformazioni, pensieri e visioni. La usiamo costantemente, per esprimere diversi concetti e accezioni. Ma cosa significa davvero?
Facciamo un esperimento (!): basta digitare la parola nel motore di ricerca, aprire le pagine dedicate delle classiche enciclopedie, per avere svariate definizioni del termine: 

  • Conoscenza acquisita attraverso il contatto diretto con la realtà
    (Sabatini & Coletti, Dizionario della Lingua Italiana)
  • Contenuto di conoscenza umana considerato dal punto di vista delle modificazioni psicologiche e culturali che esso determina nello sviluppo spirituale di una persona (Treccani, 1, c)
  • Conoscenza pratica della vita o di una determinata sfera della realtà, acquistata con il tempo e l’esercizio […] atto o avvenimento, occasionale o deliberatamente cercato, al quale si è partecipato e dal quale si è ricavata una conoscenza, una modificazione di comportamento, di sensibilità ecc.(Garzanti linguistica)

     

    Ciascuna di queste definizioni enfatizza un aspetto dell’esperienza. Tutte insieme ci permettono di individuarne i tratti essenziali. 
    L’esperienza:

    • è un processo — una serie concatenata di eventi che si svolgono nel tempo e nello spazio
    • implica una modificazione del nostro stato psico-fisico
    • si sedimenta e influisce su scelte future.


    D’altra parte, anche l’etimologia del termine rimanda a queste caratteristiche. Esperienza deriva infatti dal latino experientia(m) — da experiens, participio presente del verbo experiri, che significa provare, sperimentare. A sua volta, il termine latino sembra riconducibile alla radice indoeuropea *per, che significa tentare, mettere alla prova, attraversare uno spazio. La stessa che si ritrova in termini come esperimento, esperto, percorso, peregrino, pericolo.

    Entrando in un museo oggi (non i tutti ma diventano sempre di più), ci si accorge subito che molto è cambiato e questo grazie anche all’introduzione e all’utilizzo delle tecnologie digitali. Ci sono i tour virtuali delle collezioni, le realtà immersive, l’interazione tridimensionale, gli oggetti stampati 3D, i videogiochi, alcune mostre sono addirittura diventate vere e proprie experiences, senza più le opere d’arte reali ma percorsi digitali che propongono esperienze sensoriali. 

    La tecnologia permette di raggiungere immediatamente pubblici differenti a livello globale,  rinnovando l’idea stessa di museo ripensato come una piattaforma aperta, uno spazio vivo, accogliente e permeabile, luogo di confronto e dialogo. L’utilizzo strategico delle nuove tecnologie nei musei è decisivo, quindi, non solo per rinnovare l’interesse nei confronti del museo, per intercettare nuovi pubblici, ma anche per valorizzare il patrimonio attraverso programmi di catalogazione 3D, il restauro e la digitalizzazione, oltre a permettere il funzionale monitoraggio e la profilazione del pubblico di riferimento.

    Scopriremo le diverse tipologie di esperienze nei prossimi contenuti di ARTelling, perciò iscriviti alla Newsletter per viaggiare con noi.